Il packaging terziario esplora il mondo del paper wrapping

Pubblicato: 16/01/2023

Dalle mani del produttore alle mani del consumatore. È questa la funzione del packaging terziario, che rappresenta il terzo livello dell’imballaggio.

Grazie a impianti industriali di fine linea oggi altamente robotizzati le merci si caricano su pallet e, attraverso sistemi di avvolgimento, si assicura il carico per il trasporto, affinché giunga alla Gdo o presso altri canali per la vendita al dettaglio in perfette condizioni.

La sicurezza è dunque un fattore fondamentale perché un carico assicurato in maniera non adeguata mette a rischio la merce e il trasporto, con un impatto importante su tutta la filiera e la logistica integrata. Ma non si può trascurare l’aspetto della sostenibilità.

È in questa direzione che si stanno muovendo le imprese del settore, verso la riduzione del film plastico e oltre, esplorando il mondo del paper wrapping, cioè l’utilizzo di carta per avvolgere i carichi pallettizzati, anziché il tradizionale film estensibile.

Innovare nel rispetto della sicurezza e sostenibilità

Tra le principali realtà italiane che operano nel packaging terziario si distingue Tosa Group, impresa cuneese che da quarant’anni produce impianti per il packaging di fine linea. Con focus nel food&beverage, che rappresenta il 50% del business, Tosa Group ha installato, a oggi, 10mila macchine in oltre 115 Paesi.

“Siamo nel packaging terziario dove la sostenibilità è importante, ma il principale obiettivo è la sicurezza”, afferma Fabio Tosa, alla guida dell’azienda di famiglia con la sorella Serena dal 2007, anno in cui è scomparso il padre, Beppe, che fondò l’azienda negli anni Ottanta.

“In questi ultimi 15 anni ci siamo concentrati sullo sviluppo del prodotto con molta attenzione alla cosiddetta ‘voice of the customer’, la voce dei clienti; oltre a sviluppare macchinari sempre più evoluti, che richiedono quindi meno manutenzione e lubrificazione, abbiamo iniziato anche a porre attenzione ai consumabili utilizzati dalle nostre macchine (principalmente film plastico estensibile) per assicurare i carichi”, spiega Tosa.

“Operiamo seguendo le indicazioni della normativa europea sulla sicurezza e carichi che definisce le sollecitazioni alle quali un carico pallettizzato imballato deve resistere durante il trasporto su camion”.

Verso la riduzione della plastica

L’Unione Europea è in prima linea nella lotta per la riduzione della plastica, per i motivi che tutti conosciamo.

“Ma c’è plastica e plastica”, sostiene Tosa. “La normativa europea attuale, la Sup (single use plastic) riguarda oggetti e contenitori monouso, quindi non contempla il packaging terziario dove, tuttavia, c’è un’attenta ricerca per trovare soluzioni di plastiche che contengano un’elevata percentuale di materiale riciclato”.

Oggi, infatti ci sono film estensibili molto più sostenibili, sia per lo spessore sia per il contenuto di plastica riciclata che consente di ridurre materiale vergine. La ricerca punta anche a film più tecnici, realizzati con nanotecnologie che permettono di ottenere interessanti caratteristiche sul fronte dell’estensibilità, riducendo il consumo di materiale.

Il paper wrapping, unica alternativa alla plastica

Lo scorso anno è stato presentato un progetto innovativo che utilizza la carta kraft in luogo del film estensibile. Il materiale è stato messo a punto da Mondi, una multinazionale austriaca che opera nel settore della carta. In seguito, diverse realtà italiane che si occupano di macchinari per il fine linea hanno sviluppato le prime soluzioni tecniche per utilizzare questa carta per assicurare i carichi.

Anche Tosa sta partecipando al progetto, in quanto ritiene fondamentale la cooperazione fra tutti gli attori di una filiera, compresi gli end user che devono richiedere alle cartiere soluzioni con performance adeguate ai requisiti del packaging terziario.

“Il prototipo del macchinario da noi realizzato permette di ampliare il parco di applicazioni della carta utilizzata in luogo del film estensibile anche per avvolgere prodotti non regolari, rispondendo alla richiesta di una sempre maggiore flessibilità proveniente dal mercato”, spiega Tosa.

“Questo sistema, recentemente presentato al Drinktec di Monaco – manifestazione dedicata alle bevande e ai liquidi alimentari – ha riscosso un enorme successo, soprattutto da parte delle multinazionali del food&beverage; le realtà italiane del food sono, invece, un po’ più scettiche, se non altro per i costi maggiori della carta”.

Il sistema è in fase di test avanzato al fine di ottenere una carta che risponda a diversi requisiti legati alla fase del trasporto, mentre sul fronte del macchinario, Tosa Group sta mettendo a puto un sistema che possa utilizzare sia il film estensibile, sia la carta, in un’ottica di massima flessibilità.

È, infatti, importante porre attenzione agli input del mercato che oggi richiedono la carta per i prodotti premium, mentre per le altre categorie la scelta è ancora il film plastico. Tuttavia, la direzione è quella della sostenibilità dei prodotti, compreso il packaging, diventata uno dei principali driver di acquisto.

Digitalizzazione e 4.0 per efficienza e produttività

Le macchine, attraverso i dati, forniscono informazioni preziose che consentono di ottenere maggiore efficienza e produttività: è l’Industria 4.0 di cui si parla da almeno una decina di anni. “In Tosa abbiamo automatizzato e digitalizzato i processi produttivi e le macchine che produciamo sono 4.0 ready; per noi il 4.0 è la normalità”, afferma Tosa.

“Per poter gestire i dati abbiamo realizzato T-hypothalamus, una piattaforma software basata su web che permette di raccogliere e analizzare i dati, sia lato costruttore sia lato utilizzatore”.

T-hypothalamus è residente su cloud e mette in connessione le macchine di Tosa Group con qualsiasi device in tempo reale, permettendo di visualizzare e analizzare dati di produzione e performance, Kpi, dati di impronta energetica, condizioni operative e status di manutenzione (preventiva e predittiva con timeline).

Il progetto risale a circa cinque anni fa. “Nei nostri macchinari abbiamo inserito un pc industriale per raccogliere tutti i dati delle macchine, per esempio acquisiamo i dati di cicli di avvolgimento per migliorare le performance della macchina”, spiega Tosa.

“Un caso interessante ha riguardato proprio l’analisi delle performance di una macchina che raggiungevano al massimo il 95-96%. Analizzando dati e contesto lavorativo abbiamo scoperto che durante il turno di notte gli operatori non intervenivano prontamente sulla macchina. Abbiamo, dunque, suggerito al cliente una formazione specifica riuscendo ad alzare le performance della macchina”.

La raccolta dei dati è un trend sempre più spinto: i costruttori di macchinari hanno già toccato con mano la possibilità di migliorare le performance dei sistemi, mentre per gli utilizzatori, oltre ai benefici derivanti dalle migliori prestazioni, l’elaborazione dei dati combinati con atre variabili sarà l’elemento che consentirà di creare un valore aggiunto distintivo nel loro mercato di riferimento.

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