La sostenibilità sta guidando l’evoluzione del packaging del food&beverage, sia di quello primario e secondario che arrivano direttamente nelle case dei consumatori, sia di quello terziario, che impatta principalmente nel mondo dei trasporti e della logistica.
I materiali fanno la parte del leone, con la carta e il cartone che sostituiscono la plastica, laddove è possibile, e l’alluminio che per le caratteristiche di alta riciclabilità sta entrando nel mondo delle conserve alimentari. Sul fronte della tecnologia delle linee di confezionamento, la sostenibilità va ricercata nell’efficientamento energetico dei macchinari.
Ma alcune dinamiche che regolano le relazioni tra clienti e fornitori nella filiera del packaging per il food&beverage sono ritenute poco sostenibili, ponendo alcune riflessioni agli operatori del settore.
È quanto è emerso dal seminario “Packaging: cosa c’è di nuovo e cosa c’è all’orizzonte. Il punto di vista dei costruttori”, organizzato da Smart Packaging Hub, piattaforma virtuale e punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di packaging nel settore alimentare e delle bevande, in occasione della prima edizione di Cibus Tec Forum, mostra-convegno sulle tendenze delle tecnologie alimentari che si è svolta il 25-26 ottobre alle Fiere di Parma, organizzato da Koeln Parma Exhibition.
Tra i principali sponsor di Cibus Tec Forum, Smart Packaging Hub si è presentato alla community del food&beverage per parlare di tendenza future del packaging attraverso gli esponenti delle sei aziende che lo costituiscono – Baumer, Cama, Clevertech, Open, Tosa, Zacmi – offrendo ai presenti, tra cui diversi utilizzatori di macchine per il packaging, l’opportunità di un confronto con i costruttori, trovando risposte a domande complesse, ma anche a semplici curiosità.
Conoscere i trend per non perdere opportunità di business
Nonostante ci troviamo in un momento storico di grandi incertezze dove la programmazione di ogni tipo di attività rischia di essere disattesa da variabili di ogni genere – economico, geopolitico, di ordine sanitario – leggere i mercati per avere un’idea dei trend futuri è fondamentale per non trovarsi impreparati e rischiare di perdere opportunità di business.
Di seguito abbiamo riassunto i principali trend che si stanno manifestando nel mondo del packaging e che impatteranno su tutta la filiera.
Esplode l’e-commerce
Una delle tendenze che stanno dettando nuovi input alle aziende del packaging è quella dell’e-commerce. “L’esperienza della pandemia ci ha fatto prendere coscienza del fatto che da situazioni di crisi possono nascere delle opportunità”, ha affermato Giuseppe Reggiani di Clevertech, che opera nel secondary packaging e fine linea. “Per la prima volta ci siamo trovati a collaudare macchinari a distanza, perché i nostri clienti che operano nel settore del clean, quindi dell’igiene per la persona e per la casa, ne avevano una grande necessità.
“Parallelamente è esploso anche l’e-commerce – continua Reggiani – che richiede contenitori e imballaggi adeguati per veicolare i prodotti direttamente nelle case delle persone e così abbiamo creato dei prototipi per verificarne le peculiarità”.
Per Clevertech questa esperienza è stata molto impattante perché ha comportato un nuovo approccio su più fronti: commerciale, produttivo e di assistenza, e ha portato alla creazione di una business unit dedicata.
Sostenibilità e materiali
Cama Group si occupa di packaging secondario che, oltre alla funzionalità base di contenere il prodotto per trasportarlo alla Gdo e al consumatore finale, si fa carico anche di veicolare molte informazioni. Tra queste emerge sicuramente il messaggio di sostenibilità, che si declina nei materiali utilizzati e nei messaggi di eticità che i brand del food&beverage vogliono trasferire ai consumatori.
“Alcune grosse multinazionali hanno l’obiettivo di essere sostenibili entro il 2025 e si calcola che l’impatto che questo trend potrà avere sui produttori di macchinari possa prolungarsi fino al 2030”, afferma Cristian Sala di Cama. “La tendenza è l’utilizzo sempre maggiore di carta e cartone, in sostituzione dei materiali plastici anche per il packaging secondario”.
L’alluminio anche per le conserve alimentari
Nel packaging primario uno degli imballaggi più antichi e ancora oggi utilizzato è la lattina per le conserve alimentari. Realizzata in bada stagnata e in tempi più recenti in alluminio, la lattina è apprezzata per la lunga conservabilità degli alimenti e per la riciclabilità del materiale.
Proprio l’alluminio, introdotto nel secondo dopoguerra nell’industria delle bevande, sta spiccando il volo anche nel food e più precisamente nel cosiddetto ready meal, i pasti pronti, soprattutto per piccoli formati.
“Oggi, l’alluminio è forse il contenitore più usato nel mondo delle bevande, ma sta prendendo piede anche nelle conserve alimentari”, ha affermato Giovanni Motta di Zacmi, realtà che opera nel packaging primario. “Recentemente abbiamo realizzato 18 linee che viaggiano alla velocità di circa 1000-1100 scatole al minuto, e sono lattine in alluminio per conserve alimentari e petfood”.
L’alluminio è il materiale che presenta il miglior rapporto prezzo/prestazioni nel riciclo, tant’è che il 70% dell’alluminio in circolazione è continuamente riciclato.
Un altro indicatore che conferma questo trend è la ricerca di forme e design innovativi per le lattine.
Efficientamento energetico per la sostenibilità
Nel packaging secondario, dove opera Baumer producendo macchine per l’imballaggio in film termoretraibile e in cartone Wrap Around, la sostenibilità è ricercata non solo sul fronte dei materiali ma anche su quello dei consumi energetici.
“Se nel packaging primario, in particolare nel campo delle acque minerali, è stato fatto molto sulla riduzione di materiali – si pensi alle bottiglie in Pet che da 40 gr. sono passate a 18 gr. – e sull’impiego si materie prime seconde provenienti da riciclo, nel packaging secondario, oltre a ricercare film termoretraibili sempre più sottili, sono stati ottimizzati i macchinari”, spiega Massimo Pavani di Baumer. “Negli ultimi anni Baumer ha ridotto drasticamente i consumi energetici delle macchine che utilizzano film termoretraibile, tra le più dispendiose in termini di energia dopo le soffiatrici, utilizzate per produrre le bottiglie”.
Accanto al film termoretraibile si sta facendo sempre più spazio il cartone, confermandosi una tendenza nel packaging secondario, dove gli investimenti sul fronte della tecnologia dei macchinari sono sempre rilevanti. Da poco tempo, sulle macchine di confezionamento è stato introdotto anche il cartoncino pressato, che risponde ancor di più a criteri di ecosostenibilità.
Packaging terziario, tra sicurezza e sostenibilità
Da quarant’anni Tosa Group produce impianti per il packaging di fine linea con focus nel food&beverage che rappresenta il 50% del business. Siamo nel packaging terziario dove la sostenibilità è importante, ma il principale obiettivo è la sicurezza, in quanto un carico non assicurato in maniera adeguata mette a rischio la merce creando un forte impatto sulla filiera e sulla logistica integrata.
“Operiamo seguendo le indicazioni della normativa europea sulla sicurezza e carichi che definisce le sollecitazioni alle quali un carico pallettizzato imballato deve resistere durante il trasporto su camion”, spiega Fabio Tosa di Tosa Group. Per imballare i pallet si utilizzano film estensibili in Polietilene 100% riciclabile.
“I principali trend di mercato relativi ai film utilizzati dai nostri clienti seguono due scuole di pensiero al fine di ridurre al minimo l’utilizzo di plastica vergine: una favorevole a film di maggior spessore ma con un contenuto del 30-40% di materiale riciclato, l’altra proiettata verso l’impiego di film tecnici di minor spessore che permettono di ridurre l’impatto del film. In questo scenario il nostro valore aggiunto è quello di poter utilizzare qualsiasi tipo di film sui nostri macchinari”.
Il mercato va anche in una direzione più sostenibile, verso l’eliminazione degli imballaggi plastici e così Tosa ha deciso di esplorare il mondo del paper wrapping, unica alternativa a oggi disponibile.
“Nell’ultimo anno sono state presentate alcune soluzioni di imballaggio con carta kraft, innovative ma con alcuni limiti nell’applicazione perché consente di avvolgere solo carichi con forma regolare”, spiega Tosa. “Così abbiamo deciso di investire in un progetto di R&D che ha portato in una prima fase alla produzione di un prototipo di carta altamente deformabile e in seconda battuta allo sviluppo di un macchinario che utilizza la carta anziché il film estensibile”.
Quattro elementi che minano la sostenibilità a tutto tondo
Ombretta Sarassi, general manager di Opem, storica realtà parmense specializzata in impianti di processo per il packaging primario, che ha da sempre sposato una filosofia di sostenibilità, ha fatto un’analisi, un po’ provocatoria, su alcune dinamiche che regolano le relazioni tra clienti e fornitori.
“Se vediamo la sostenibilità a 360 gradi e non solo legata al prodotto, emergono quattro punti non sostenibili nel settore del packaging per il food&beverage”, afferma Sarassi.
- Il primo riguarda i contratti con i grandi produttori di food&beverage, che per la loro complessità richiedono mesi per essere definiti ed applicati.
- Il secondo è relativo alla delocalizzazione di alcune produzioni ritenute poco remunerative, che ha procurato, oggi, perdita di know-how.
- Il terzo riguarda la tecnologia, ora arrivata al 5.0, che sta assorbendo troppe energie a imprese di piccole e medie dimensioni per stare al passo.
- Il quarto punto coinvolge la Gdo, che richiede shelf-life sempre più lunghe per prolungare la vita a scaffale di cibi e bevande e questo comporta una continua sperimentazione e ricerca su materiali, che diventa insostenibile.”
Nel tempo Open è specializzata nel mondo del caffè, dove oggi la ricerca della sostenibilità sta andando nella direzione delle capsule compostabili.